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Autore: Gianfranco

Buon Anno

Buon Anno

Close up of champagne cork poppingNell’antica Roma del 191 a.C., il Capodanno, che in origine si celebrava a marzo, fu fissato il primo gennaio, mese dedicato a Giano, il dio bifronte che guarda indietro, ossia all’anno che sta finendo, e avanti, ossia all’inizio del nuovo anno. Tuttavia il dio che si celebrava a fine anno era Saturno e durante i festeggiamenti erano i padroni che servivano gli schiavi, era il periodo dei contrari. Danze, suoni di campane, frastuoni di ogni genere, fiaccolate, lancio di roba vecchia dalle finestre. Tutto si svolgeva in quella notte in cui era “lecito impazzire”, in cui ogni gesto diventava un gesto propiziatorio per allontanare demoni e spiriti maligni che mal sopportano i rumori forti o affinché l’anno che sta arrivando sia pieno di prosperità e abbondanza. Usanze he si riscontrano in tutte le culture e che sono ben vive anche ai giorni nostri. Basti pensare ai botti coi petardi, agli spari e all’abitudine che è rimasta in alcune zone di gettare dalla finestra le cose vecchie che non servono più.

Una tradizione contadina vuole che si indossi qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo e qualcosa di rosso: l’indumento vecchio simboleggia l’anno che se ne va, il nuovo l’inizio, il rosso la fecondità e la fertilità. Anche il cibo ha la sua importanza. Le lenticchie, ad esempio, sono simbolo di ricchezza (ogni lenticchia sarà una moneta d’oro) e portarle in tavola è come dare una spintarella al destino nella direzione giusta.

 Fonte: Enciclopedia Treccani

Buon Anno
**
Giro ancora una pagina
del mio solito diario
in questo giorno che è l’ultimo
del calendario
*
Qualche frase soltanto
tra il vecchio ed il nuovo
il passato lo lascio
e prendo quello che trovo
*
Qualche cosa di vecchio,
come le rughe sul viso
che mi mostra lo specchio
*
Qualche cosa di nuovo,
come la gioia e il dolore
e le emozioni che provo
*
Qualche cosa di rosso
che mi calzi a pennello
come la pelle che ho addosso
*
Già mi vedo brindare
a quest’ altr’ anno che viene
con le persone più care
ad augurarci ogni bene
*
E nel mio solito diario,
in quel poco o tanto che resta
con loro scrivo la storia
a tutti Buon Anno, incominci la festa!

**

(gianfrancomarangoni 31/12/2013)

Santa Lucia

Santa Lucia

santa_lucia

La leggenda narra che a Verona,  intorno al XIII secolo, era scoppiata un’epidemia incurabile che colpiva gli occhi, soprattutto tra i bambini.

Il popolo, impotente di fronte al male che stava dilagando, decise di chiedere la grazia a Santa Lucia con un pellegrinaggio fino alla chiesa di S. Agnese che era dedicata anche alla Santa protettrice della vista (da Lux, luce). Era inverno e i bambini non ne volevano sapere di recarsi fino alla chiesa scalzi e senza mantello, così i genitori promisero loro che, se fossero andati in pellegrinaggio, al ritorno sarebbero stati ricompensati coi doni che avrebbe portato la Santa. I bambini, in questo modo convinti, accettarono e l’epidemia scomparve.

Da allora, il 13 dicembre in chiesa viene elargita la benedizione agli occhi e la notte del 12 i bambini aspettano l’arrivo di Santa Lucia e dei doni, dolci in particolare, che porta con il suo asinello.

Ma quella sera si va a letto presto e si sta con gli occhi ben chiusi, non prima però di aver lasciato sul tavolo un piattino con del cibo per Santa Lucia e il suo asinello.

*

Santa Lucia

*

Questa è la notte di Santa Lucia
presto, presto a letto birboni
che già l’hanno vista lungo la via
e se vi trova alzati vi lascia i carboni

*

Latte e biscotti vicino al camino
uno è per lei e uno per il ciuchino
e proprio lì accanto la letterina
scritta sapendo che è poverina

*

Per te giovanotto un bel soldatino
colorato di rosso in legno di pino
col fucile, la spada, il cappello e il tamburo
con lui lì vicino ti sentirai al sicuro

*

Per te signorina che aiuti la mamma
una bambolina di pezza colore del grano
da portare nel letto e raccontarle la trama
del principe azzurro di un mondo lontano

*

Santa Lucia dei miei anni passati
magia di momenti mai dimenticati
Santa Lucia del mio tempo vissuto
scrivevo sul diario e già ero cresciuto
Santa Lucia in questa notte di cielo stellato
regalami lo sguardo stupito di un bambino incantato

***

(gianfrancomarangoni  10/12/2013)

Il Castagnaccio

Il Castagnaccio

20131014 Il Castagnaccio (1)

Si definisce castagnaccio il dolce tipicamente autunnale fatto, come facilmente intuibile, con la farina di castagne. Assente dalle tavole dei Paesi tropicali, il castagnaccio viene perlopiù prodotto nei forni delle cucine dell’Italia settentrionale, con varianti che consistono nell’aggiunta di pinoli o di uvetta. C’è anche quello pugliese con uova e cacao amaro, ma quello vero, fatto con l’unico ingrediente che lo distingue da tutti gli altri dolci, appartiene alla nostra zona, la Bassa Veronese. Con l’aggiunta di solo olio d’oliva, zucchero, un po’ di latte  e una bustina di lievito viene preparato un dolce unico in quanto a sapore della castagna e deliziosamente soffice. A seconda dei gusti, un po’ di farina bianca lo rende meno “gnoccoso” ma questa è anche la sua caratteristica, infatti da noi lo si chiama anche “gnocca”, motivo per cui invita ad essere accompagnato con un buon vino rosso, magari novello. Ecco, quello che si vede qui a fianco, uscito dal forno di casa mia, è proprio così! Complimenti alla cuoca!

Riva del Garda: un memorabile giorno di Settembre

Riva del Garda: un memorabile giorno di Settembre

19 Settembre 2013

31° anniversario di matrimonio trascorso nella suggestiva cornice  di Riva del Garda

 

Passeggiate rilassanti sul lungolago, serate ricche di intrattenimenti e punto di partenza da cui si può agevolmente e in poco tempo raggiungere il Parco Grotta Cascata del Varone, il piccolo e suggestivo Lago di Tenno e il relativo borgo e altre vicine mete turistiche sulla costa del Lago di Garda (Torbole, Limone) prendendo magari anche l’occasione per fare un piacevole giro col battello.

Buon Anniversario

Buon Anniversario

Buon Anniversario

Buon Anniversario

Sarà, che ti vedo ancora
con quel vestito a fiori
che nella brezza d’estate
ricamava le tue forme

Sarà, che l’unica differenza
tra i tuoi occhi e il cielo
è nella profondità del tuo sguardo

Sarà, che il tuo sorriso
è fresco come la rugiada
che riflette il primo sole del mattino

Sarà, che la tua pelle
profuma di primavera
e di fiori sempre nuovi da raccogliere

Sarà, che se ti tengo per mano
nessun sentiero è senza meta
e alla fine di ogni viaggio
ci ritroviamo sempre noi

Sarà, che siamo pagine dello stesso libro
e ogni giorno scriviamo insieme
una pagina nuova

Sarà molto più di quel che è stato
e ce lo racconteremo davanti al fuoco
un anniversario dopo l’altro

***

(gianfrancomarangoni 19/09/2013)

**dedicato ad Antonella, mia moglie e compagna di vita**

video  su You-Tube

Viaggio a Salisburgo

Viaggio a Salisburgo

 

Lago Chiemsee in Baviera

Ci stiamo prendendo gusto! Dopo la Carinzia, dove siamo stati la scorsa estate, quest’anno è stata la volta di Salisburgo, nell’Austria centro-settentrionale. Nota per aver dato i natali ad un certo Mozart, che sembra se la cavasse abbastanza bene con il pianoforte ed il cui nome è riportato un po’ ovunque, è una città ricca di attrazioni e che al tempo stesso può diventare base di partenza per raggiungere in pochi minuti di auto luoghi con paesaggi mozzafiato. Già il percorso per arrivarci, che si segua la via del Brennero oppure si percorra la Val Pusteria, o si scelga di attraversare il confine a Tarvisio, diventa una continua occasione per ammirare panorami bellissimi. Noi abbiamo scelto di passare dal Brennero e la nostra prima tappa è stata Bernau sul Chiemsee, un lago che si trova in Baviera e che è costeggiato per un bel tratto dell’autostrada.

All’hotel abbiamo incontrato persone provenienti da ogni parte del mondo: c’è chi parlava inglese e veniva da Oriente, chi inglese lo era davvero, arabi, spagnoli, francesi, olandesi e, naturalmente, tedeschi. E il bello è che alla reception queste lingue le capivano e le parlavano tutte correttamente. Noi sembravamo essere l’unica rappresentanza italiana.

Così, quando sono entrato io, con la lista di vocaboli inglesi che per l’occasione avevo imparato a memoria, non vi dico la sorpresa nel sentirmi dire: “ah, ma voi siete italiani; io sto imparando l’italiano, parliamo pure nella vostra lingua che faccio esercizio!” Se da una parte mi sono sentito sollevato dall’altra sentivo di aver perso un’occasione per testare il mio inglese. Ma la prova sarebbe stata rimandata solo di poco.

Comunque, gran parte di quello che c’è da vedere a Salisburgo si trova nella Città Vecchia.

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La Fortezza che domina la città (Festung Hohensalzburg), dalla quale si può ammirare tutta Salisburgo e oltre, il Duomo con la Fontana Di Cavallo nella sua piazza, la Kapitelplatz e l’antico abbeveratoio dei cavalli con la statua di Nettuno, la casa Natale di Mozart, la Getreidgasse, piena di negozi con le caratteristiche insegne in ferro battuto, musei a altro ancora. Dall’altra parte del fiume Salzach, sorge la città “nuova” coi suoi enormi palazzi in stile barocco. Lì si trovano i giardini Mirabell, assolutamente incantevoli, da non perdere, e la casa di abitazione di Mozart.

E se si vuole avere un incontro ravvicinato con la natura basta salire in auto e in una ventina di minuti si possono raggiungere i laghi (Mondsee, Attersee, Wolfgangsee, Fuschlsee) percorrendo strade secondarie che si inoltrano in zone che sembrano ancora incontaminate, fermarsi a mangiare qualcosa in un ristorantino tipico dove ci si capisce più con la mimica che con il mio inglese, che loro invece parlano tutti benissimo, e fare un bel po’ di fotografie, perché da soli i ricordi non basterebbero. Cosa dire ancora… Buone Vacanze.

Frumento

Frumento

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Frumento

Nel campo di giugno
mosso dal vento
guardo rapito
quel mar di frumento

gialla la spiga
si flette nell’onda,
sembra la chioma
di una bambola bionda

col papavero rosso
fiore all’occhiello
o rubino prezioso
sul dorato mantello

In ogni chicco c’è amore
c’è fatica e sudore
di chi lavora la terra
con le braccia e col cuore

di un padre che porta
sulla tavola il pane,
di un marito che torna
da campagne lontane

di una madre che insegna
ai suoi figli sperare,
di una moglie che a sera
accende il focolare

E mentre vanno i ricordi
sento ancora la mano
accarezzare la vita
in un pugno di grano.

***

(gianfrancomarangoni 30/06/2013)

versione dialettale

Levico Terme

Levico Terme

Levico (3)Levico è una località termale che sorge ai piedi dell’omonimo lago, in Valsugana, meta ideale per chi intende passare qualche giorno in completo relax, fare passeggiate immersi nella natura, godere dei panorami stupendi che offre il paesaggio e gustare le delizie della cucina locale.

 Levico (24)

In un paio di giorni si possono visitare i due laghi vicini al paese, Levico per l’appunto e Caldonazzo che dista circa dieci minuti di auto, fare escursioni di due, tre ore lungo i percorsi guidati sulle alture di Tenna, tra i due laghi (Sentiero natura “I segreti degli gnomi”) o nei pressi di Calceranica al Lago (“Sentiero della miniera” – Lago di Caldonazzo).

n-Lago Caldonazzo (13)

Levico-Parco (46)Da non perdere è senza dubbio il Parco delle Terme di Levico, oltre 131.000 mq coperti da 581 alberi di specie diverse, 4.300 tra arbusti e tappezzanti e 75.000 specie bulbose. In alcuni periodi dell’anno vi si svolgono manifestazioni come l’Ortinparco nel mese di aprile, con allestimenti di orti-giardino, oppure gli immancabili Mercatini di Natale che animano tutto il paese con varie iniziative durante tutto il periodo natalizio.

 

 

Se poi si ha intenzione di allargare il giro, con un giorno in più di vacanza, suggerirei di fare un salto nei pressi di Baselga di Pinè, percorrendo la Valle dei Mocheni, chiamata anche Valle incantata per il panorama stupendo che offre, fino ad arrivare al Passo del Redebus, a quota 1.449 metri, e quindi scendere verso il Lago delle Piazze e il Lago di Serraia. Quindi, dopo una possibile tappa a Pergine Valsugna, si torna a Levico costeggiando il lago.

z-Lago delle Piazze-Baselga (7)

Una nota di merito anche all’ospitalità della gente del luogo, in particolare alla simpatica venditrice di panini che al Parco delle Terme ci ha ospitato all’interno del suo chiosco a mangiare riparati dalla pioggia che in quel mentre scendeva a dirotto.

Buon Viaggio!

Il mio tempo

Il mio tempo

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Il mio tempo  
 

Quando il mio tempo sarà consumato
dovrò fare i conti con l’Eternità
per tutte le volte che ho pregato e imprecato
al cospetto del Giudice nell’Aldilà
 

Quando il mio tempo mi toglierà il fiato
di fare domande non avrò più bisogno
del bene e del male avrò di colpo imparato
e a guardarmi la vita come in un sogno
 

Quando il mio tempo mi dirà che è finita
cercherò di non cogliermi impreparato
all’ultima mano di questa partita
e sperare che basti il solo averci giocato
 

Quando il mio tempo busserà alla porta
chissà se sarò pronto ad aprire
nella valigia solo le scarpe di scorta
nemmeno un saluto che già si deve partire
 

Tempo che ho atteso, che sei venuto e passato
proteso all’infinito ti consumo distratto
mentre schivo l’angoscia di un epilogo incerto
che il mio vivere sia! che abbia gioito o sofferto

***

(gianfrancomarangoni 21/03/2013)